Roma, 27 febbraio 2002
BOATO: C'È CHI PUÒ PRENDERE ALLA LETTERA
IL PRIMITIVISMO POLITICO DEI PROFESSORI
"Escludo che ci siano rapporti tra le manifestazioni di piazza e la bomba al Viminale".
Vedo piuttosto collegamenti con il G8 e con le incaute dichiarazioni del ministro Scajola"
Intervista a Marco Boato
del Corriere della Sera di mercoledì 27 febbraio 2002
"Quando si insiste a parlare di governo illegittimo, c'è anche il rischio che dalle manifestazioni 'giustizialiste' possa nascere una sorta di cortocircuito ideologico e che qualcuno, poi, pensi di trarne le conseguenze 'operative'".
Marco Boato, deputato verde con un passato giovanile in Lotta continua, il "pontiere" che molto si è speso per un patto sulla Giustizia ai tempi della Bicamerale, ora mette in guardia i professori di Firenze e gli intellettuali dei "girotondi" autoconvocati: "Escludo qualsiasi degenerazione violenta fra chi era presente al Palavobis ma temo che qualcuno, meno avvertito di altri, possa prendere alla lettera questo primitivismo politico pensando, così, di dover agire 'prima che sia troppo tardi' ".
Boato condivide l'indignazione manifestata da tanti cittadini, insiste nel respingere "qualsiasi tipo di connessione" tra la bomba piazzata vicino al Viminale e il movimento che scende in piazza in nome della legalità.
Ma, poi, una domanda se la pone: "Cosa succede quando dalla critica al governo, pur durissima ma del tutto legittima, si passa alla denuncia dell'istaurazione in Italia di qualcosa di simile a un regime autoritario o fascista?".
Le bombe parlano. A chi è indirizzato il messaggio?
"Per il luogo nel quale è stata collocata è chiaro che si tratta di un messaggio intimidatorio nei confronti del ministero dell'Interno".
Berlusconi e Buttiglione dicono che bisogna abbassare i toni utilizzati al Palavobis.
"Semmai, eventualmente, una qualche connessione si può stabilire con il riacutizzarsi delle polemiche sui fatti del G8 di Genova. E penso alle tensioni incautamente alimentate dalle dichiarazioni approssimative del ministro dell'Interno. In sede di comitato parlamentare, ho detto che al G8 il comportamento di alcuni settori delle forze di polizia è stato inaccettabile: non sono stati fermati i violenti e invece si è scaricata un'indebita repressione nei confronti di migliaia di manifestanti pacifici. Ma, in quell'occasione, ho anche detto che il movimento no global, se vuole avere una possibilità di futuro, deve erigere una barriera insormontabile nei confronti di qualunque tentazione violenta che è presente in alcune sue frange minoritarie".
Una "barriera insormontabile" che, ora, dovrebbero aver presente i promotori delle manifestazioni sulla legalità?
"Sono lontano dalle posizioni emerse in queste manifestazioni. Più che risposte a problemi politici, credo che siano i sintomi di un disagio profondo molto diffuso all'interno della base sociale del centro sinistra. Ma fino ad oggi non è emersa alcuna capacità di proposta. Anzi, vedo un forte arretramento politico e culturale che marcia insieme alla drammatica debolezza dell'Ulivo, incapace di "elaborare il tutto" della sconfitta. E tutto questo determina un vuoto politico enorme".
Un "vuoto" che induce il Guardasigilli a prevedere atti di terrorismo.
"Castelli sbaglia e smentisce se stesso: da un lato chiede la depenalizzazione dei reati di opinione, che condivido, e, dall'altro, criminalizza le opinioni sia pur radicalmente dissenzienti dal governo di cui fa parte".
Quanto è reale il rischio di innescare quello che lei definisce "cortocircuito ideologico"?
"Può innescarsi quando dalle critiche legittime al governo si passa a dire che bisogna prepararsi a fronteggiare un regime autoritario o, peggio ancora un governo illegittimo. Su questo dobbiamo interrogarci: non tanto sui leader di questi movimenti, sui quali escludo qualsiasi preoccupazione, ma piuttosto su qualche settore minoritario che possa immaginare di trarne le conseguenze 'operative': nel cortocircuito diventa paradossalmente legittimo fronteggiare il 'regime' con metodi diversi da quelli previsti dalla critica politica e dalla non violenza. Per questo sono preoccupato."
Un consiglio ai leader dell'Ulivo costretti a inseguire la piazza?
"Se l'Ulivo adottasse questa piattaforma culturale, che ricorda la 'Gioiosa macchina da guerra' del '94, andrebbe incontro a un suicidio politico. Non dimentichiamo che in Inghilterra governi legittimi di centro destra sono durati per 17 anni e nessuno si è mai sognato di parlare di regime".
Un consiglioa Moretti e ai professori di Firenze?
"Quando sento dire dal professore indicato da Moretti come nuovo leader dell'Ulivo che in Parlamento bisogna fare ostruzionismo sempre e contro tutto, mi chiedo quale sia l'abc di cultura politica di questo intellettuale."
Il professor Francesco Pardi di Firenze ha militato in Potere operaio.
"Appunto. E quindi mi chiedo se non abbia riciclato inconsapevolmente un primitivismo politico ideologico risalente agli anni '70. Ma è preoccupante se persone di questo tipo assumono un ruolo di leadership in manifestazioni con decine di migliaia di partecipanti."
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